lunedì 26 novembre 2012

IL MASSAGGIO INFANTILE: UN MODO "IN PIU'" DI STARE CON IL PROPRIO BAMBINO... 


Il massaggio del bambino non è "una tecnica", ma è un vero e proprio modo di  stare con il proprio bambino.

Ha origine antiche ed è presente nella cultura di molti Paesi del mondo.

Ha effetti positivi su diversi livelli dello sviluppo del bambino ed è un mezzo privilegiato per comunicare: attraverso il massaggio si stimola il contatto tra il bambino e chi si prende cura di lui. 

E’ semplice, ogni genitore può apprenderlo facilmente, flessibile e adattabile alle esigenze del bambino. 



Quali sono i suoi BENEFICI? 
  • Favorisce uno stato di benessere nel bambino
  • Genera sollievo e rilassamento, aiuta a scaricare le tensioni accumulate
  • Aiuta la regolazione del ritmo sonno-veglia
  • Può dare sollievo dai dolori dovuti alle coliche, alla dentizione o al muco eccessivo
  • Favorisce e rinforza l’attaccamento tra il bambino e chi si occupa di lui
  • Stimola un senso di vicinanza con il proprio bambino, non solo tattile, ma anche lungo il canale emotivo
  • E' un'esperienza di profondo contatto affettivo tra genitori e bambino, che favorisce il rilassamento di entrambi



Lo STUDIO DI PSICOLOGIA "BassaniPrada"
organizza
corsi di massaggio infantile per regalare ai genitori e ai loro bambini un'occasione in più per stare l'uno con l'altro in un'attività nuova e che può essere "portata a casa" e svolta nella quotidianità.

Il corso è condotto da un'insegnante diplomata AIMI (Associazione Italiana di Massaggio Infantile).
Gli incontri sono rivolti ai genitori e ai loro bambini di età compresa tra 0 e 12 mesi.

L'insegnante mostrerà la sequenza del massaggio utilizzando una bambola, mentre i genitori vivranno l'esperienza del massaggio con il loro bambino.

Il corso si articola su 4/5 incontri della durata di un'ora/un'ora e mezza ciascuno.

A BREVE PARTIRANNO LE NUOVE EDIZIONI!!!
Per informazioni o iscrizioni: contatta lo studio!



domenica 11 novembre 2012

Come faccio a parlare della morte a mio figlio...che è così piccolo?



Come faccio a parlare della morte a mio figlio…che è così piccolo?
I bambini ci appaiono così spensierati, ma anche così fragili che non vorremmo mai rovinare la loro serenità parlando loro della morte.
Eppure, se ci pensiamo, è un evento naturale. Ogni essere vivente, per quanto semplice sia, ha un ciclo di vita: nasce, cresce, si riproduce, invecchia e muore. Inevitabilmente anche i bambini si scontrano con questo evento.
Bowlby aveva definito la morte come una perdita irreversibile, un’ inaccessibilità permanente e, in quanto tale, l’aveva considerata come un’estensione, un caso particolare ed estremo,  della Teoria della Separazione. L’evento della morte, infatti, provoca reazioni simili a quelle che emergono durante la separazione tra il bambino e la mamma: protesta, distacco e disperazione.
Come si può aiutare il bambino ad affrontare questo evento doloroso, ma naturale?
La prima cosa da fare è sicuramente lasciare al bambino la possibilità di accedere a questo evento e quindi non ingannarlo mai rispetto a quanto è accaduto. È importante fornire informazioni chiare, precise e concrete e rispondere ad ogni piccola domanda che il piccolo ci pone. È bene aiutarlo a capire che è lecito addolorarsi e che in questi momenti si può piangere ed essere tristi. Un altro elemento fondamentale da tenere sempre presente è che, come per noi adulti, anche per i bambini può essere d’aiuto dire addio alla persona che ci ha lasciato. Partecipare alla cerimonia funebre, ad esempio, permette al bambino di partecipare al dolore collettivo per la perdita e lo aiuta a dare un senso a quanto è accaduto.
A seconda dell’età, la morte è percepita dai bambini in modo diverso. Vediamone  brevemente le caratteristiche:
·         BAMBINI CON MENO DI 5 ANNI: a questa età la morte viene percepita come qualcosa di reversibile, per loro la persona morta è solo andata via, ma in futuro tornerà. A questa età c’è ancora la speranza del ritorno che è vissuta come rassicurante. Può essere che il bambino non manifesti  il suo dolore e ciò può sconvolgere i familiari che percepiscono questo come mancanza di sofferenza. In realtà dipende da una concezione della realtà ancora primitiva.
·         BAMBINI CON PIU’ DI 5 ANNI: dopo i 5 anni la morte viene percepita come irreversibile. I bambini quindi manifestano il loro dolore, ma non hanno la capacità di trovare da soli le risorse per affrontarlo e quindi hanno assolutamente bisogno di aiuto. Il loro pensiero operatorio concreto li porta a fare domande concrete appunto come “Chi dà da mangiare sottoterra?” oppure “Dove dorme?”. È importante mantenere sempre risposte che, nel rispetto delle credenze religiose, definiscano la differenza tra corpo e spirito. Può aiutare puntare l’attenzione sul ricordo della persona mancata.
·         BAMBINI DOPO I 8-9 ANNI: a questa età i bambini hanno pensieri simili a quelli dell’adulto e quindi devono confrontarsi con due compiti. Il primo è quello di accettare la realtà della perdita e il secondo è quello di affrontare il dolore. In questi casi si parla di dolore depressivo in quanto il soggetto è consapevole della perdita di uno stato precedente che, soggettivamente, era ritenuto buono.
Un processo importate e protettivo verso una perdita è quello della elaborazione del lutto. E’ un processo mentale lungo e articolato che può avere molte oscillazioni. Elaborare vuol dire arrivare ad una consapevolezza cognitiva ed emotiva circa la perdita subita.  Perché questo accada è importante lasciar spazio alle domande del bambino e rispondere ad esse realisticamente.
Spesso è più una difficoltà dell’adulto affrontare questo tema, ma come adulti abbiamo la responsabilità dei più piccoli e non possiamo sottrarci a questo faticoso e doloroso compito. 
Dott.ssa Laura Prada