martedì 16 aprile 2013

PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA GRAVIDANZA E AL POST PARTUM

Vi segnaliamo una iniziativa interessante!

A maggio partirà un percorso di accompagnamento alla gravidanza...si svolgerà a Treviglio (BG), ma in caso di iscrizioni potrà essere riproposto anche nello studio di MilanO. Se sei interessato contattaci via mail!

 

Nei mesi di MAGGIO e GIUGNO 2013 verrà organizzato un ciclo di incontri, corsi e
laboratori dedicati alla preparazione al parto e al sostegno nel post-partum.
 
Il programma prevedere:
6 MAGGIO: INCONTRO GRATUITO DI PRESENTAZIONE DELL’INZIATIVA
 
INCONTRI TEMATICI in cui verranno affrontate le seguenti tematiche:
(costo 15 euro ad incontro)
 
 SONO INCINTA: il bambino immaginario e il bambino reale, i cambiamenti corporei e vissuti emotivi
 LA PRIMA ECOGRAFIA: lo sviluppo prenatale del bambino, i pensieri e i vissuti
 LA MIA RETE: come vive la gravidanza chi mi sta attorno e come gestire le relazioni familiari
 SI AVVICINA IL PARTO: come mi sto preparando ad accogliere il mio bambino, vissuti e paure
 DALLA DIADE ALLA TRIADE: il passaggio da coppia a genitori nelle mamme e nei papà
 COME AFFRONTARE LA GELOSIA: preparare un figlio all'arrivo di un fratellino
 L’ALLATTAMENTO: a rischista o secondo tempi predeterminati
 IL PIANTO DEL BAMBINO: come gestirlo
 LE COLICHE DEL BAMBINO: cosa sono e come gestirle
 L’ATTACCAMENTO: come si sviluppa la relazione mamma-bambino
 DEPRESSIONE POST PARTUM: cos’è e come prevenirla
 
CORSO di TRAINING AUTOGENO: Corso finalizzato ad apprendere le tecniche di rilassamento per
ridurre il dolore del parto. 6 incontri di gruppo. Costo 150 euro per l’intero corso.
 
MASSAGGIO INFANTILE: Corso finalizzato ad apprendere le tecniche di massaggio del bambino.
4 incontri di gruppo. Costo 80 euro per l’intero corso.
 
MASSAGGIO SHIATSU: Trattamenti mirati in gravidanza e nel post- gravidanza.
 
ATTIVITA’ LABORATORIALI:
(costo 20 euro a laboratorio)
 Il genogramma figurato come benvenuto al bambino
 Laboratorio non verbale
 
INOLTRE:
 Possibilità di colloquio di screening in gravidanza per la prevenzione della depressione postpartum
 Possibilità di colloquio psicologico nel postpartum
 
DOVE: presso lo Studio di Psicologia Il Racconto, via G. Matteotti 5, Treviglio (BG)
 
Possibilità di iscriversi alle singole attività.
Possibilità di ricevere uno sconto del 10% qualora si decida di partecipare a più di un’attività.
 
 
Per informazioni: tel 3297154064/ 3468877182 email: info@studioilracconto.it www.studioilracconto.it

mercoledì 10 aprile 2013

LA PRATICA DELL EMDR PER SUPERARE GRANDI E PICCOLI TRAUMI

Cosa significa EMDR?
Significa desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari.
Cos'è l'EMDR?  
L’EMDR è un approccio complesso ma ben strutturato che può essere integrato nei programmi terapeutici aumentandone l’efficacia.Considera tutti gli aspetti di una esperienza stressante o traumatica, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. A volte, quando abbiamo subito un trauma, il solo parlarne non basta, in quanto la parola considera solo il livello cognitivo tralasciando gli altri.
In che cosa consiste l'approccio EMDR?
Questa metodologia utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato all’elaborazione accelerata dell’informazione. 
Su cosa si basa l'EMDR?  
L'EMDR parte dal presupposto che il nostro cervello ha una capacità innata di elaborare le informazioni. In situazioni particolarmente difficili, però, capita che le informazioni non vengono elaborate totalmente, e quindi si crea un trauma. Un trauma porta a rivivere continuamente e in modo intrusivo l'evento spaventante anche quando questo non è più realmente vissuto. 
Molti pazienti si chiedono come è possibile che nonostante non si sia più in quella situazione pericolosa, si continuano a sentire delle sensazioni spiacevoli così forti. Questo accade perchè il "problema" non sta più nell'evento, ma nel RICORDO DELL'EVENTO. 
Tale ricordo crea stress e difficoltà estrema per la persona, proprio perchè l'evento è rimasto memorizzato in un modo non funzionale.
Come vede la patologia l'EMDR?
L’EMDR vede la patologia come informazione immagazzinata in modo non funzionale e si basa sull’ipotesi che c’è una componente fisiologica in ogni disturbo o disagio psicologico.  Quando avviene un evento ”traumatico” viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio  necessario per l’elaborazione dell’informazione. Si può affermare che questo provochi il ”congelamento” dell’informazione nella sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa informazione ”congelata” e racchiusa nelle reti neurali non può essere elaborata e quindi continua a provocare patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici. 
Cosa si ottiene attraverso questo approccio?
L’EMDR è usato fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente. Queste esperienze traumatiche possono consistere in: 
  • Piccoli-grandi traumi subiti nell'età dello sviluppo
  • Eventi stressanti nell'ambito delle esperienza comuni come lutto, malattia cronica, perdite finanziarie, conflitti coniugali, cambiamenti
  • Eventi stressanti al di fuori dell'esperienza umana consueta quali disastri naturali (terremoti, inondazioni) o disastri provocati dall'uomo (incidenti gravi, torture, violenze)

giovedì 4 aprile 2013

IL MIO BAMBINO PIANGE...


Qualcuno conosce qualche piccolo bambino che non piange mai?
E’ difficile, se non impossibile. Tutti i bambini piangono, alcuni più di altri, alcuni lo fanno raramente, alcuni lo fanno in continuazione.
Che significato ha il pianto di un bambino?
Alla nascita la prima cosa che avviene è proprio il pianto. In quella circostanza ha diverse funzioni:
·         Fa espandere i polmoni e li mette in funzione
·         Contribuisce a liberare le vie respiratorie dal liquido in modo da poter prendere l’ossigeno
·         È una reazione importante allo stress della nascita, visto che da quel momento deve imparare a vivere fuori dal corpo  della mamma.
Nei giorni, mesi e anni successivi il pianto del bambino continua. Piange perché ha fame, perché ha dolore, perché è disturbato da rumori o luci, perché si sente lontano delle figure per lui importanti, perché vuole essere perso in braccio, perché vuole essere rassicurato.
Il pianto è il modo per eccellenza che il bambino piccolo ha di comunicare, di mandare un messaggio.
È importante che un genitori si fermi ad osservare al fine di imparare a distinguere i diversi pianti del bambino, per poter comprendere.
Un noto pediatra Brazelton ha descritto gli stati comportamentali del neonato e ha individuato nello stato di veglia anche il pianto. Esso è quindi uno stato comportamentale.
Cosa deve fare il genitore? Se risponde al pianto sempre non c’è il rischio di viziare il bambino?
All’inizio del XX secolo era in voga la teoria che attraverso il pianto il bambino manipolasse il genitori e quindi era meglio lasciarlo piangere in modo da non allevare figli viziati, maleducati ed estremamente dipendenti dalla figura del genitore. Questi bambini, è vero, col tempo smettevano di piangere, ma lo facevano perché esausti o perché insoddisfatti dalla figura di attaccamento. Fortunatamente la validità di questo approccio è stata confutata. I bisogni dei neonati sono reali ed essi piangono per motivi veri!
Negli anni ’70 nasceva una nuova corrente di pensiero che ha portato le donne ad allattare al seno, furono inventati i marsupi e i pediatri incoraggiavano i genitori ad entrare in relazione profonda con i propri bambini. E qui all’opposto i genitori iniziarono a scattare al primo sospiro del bambino.
Oggi la prima cosa da fare è considerare il pianto come qualcosa di insito nella natura dei neonati. È una liberazione piangere e farlo tra le braccia di una persona amata, lo è ancora di più. Nell’ottica della Teoria dell’Attaccamento una madre/padre responsiva trasmette al figlio l’idea di valere, di essere degno d’amore e l’idea che attorno a lui ci sia un mondo “buono” su cui poter contare.
Perché ascoltare il pianto del proprio piccolo può portare all’esasperazione? Cosa fare?
Tutti i genitori hanno provato almeno una volta nella vita la fatica di ascoltare il pianto del loro piccolo che a volte li ha portati all’esasperazione.
Perché? Secondo Vimala McClure la ragione per cui è così difficile ascoltare il  pianto del bambino è che le nostre stesse infanzie possono essere state piene di frustrazioni o bisogni inascoltati. A volte quando sentiamo il nostro bambino piangere, invece che ascoltare realmente quello che ci sta comunicando, sovrapponiamo il nostro bambino interiore e questo ci porta ad un unico desiderio: che il bambino smetta di piangere. Calmiamo i nostri figli nello stesso modo in cui noi siamo stati calmati.
Se ci rendiamo conto che il nostro livello di sopportazione è ad altissimi livelli, se possibile è bene chiedere al nostro partner di tenere il bambino per dieci minuti in modo da potersi calmare in un luogo tranquillo scaricando l’ansia con la respirazione.
Se purtroppo non si hanno aiuti vicini è bene rivolgersi a un Consultorio Familiare vicino a casa o a uno psicologo privato per poter essere supportato in questi normali, ma difficili momenti.
Dott.ssa Laura Prada